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XX.

«Come sono belle le campagne che corrono di là a Milano! Le ho attraversate come in un sogno. Quando si viaggiava in carrozza, a giornate, si vedeva un lembo di terra alla volta, ora la nostra vista può abbracciarne in poche ore estensioni smisurate. L’uomo si affanna sempre più a conquistare la terra.

«Le pianure della Lombardia sono serene come il suo cielo, liete e fiorenti come le sue donne; quel cielo è fatto a posta per quelle campagne, non sta bene che lì, con un altro suolo non armonizzerebbe. Non so perchè mi piacciano adesso le pianure, a me cui non sono piaciute mai, a me nato e cresciuto tra le montagne. Ma chi non amerebbe i luoghi dove è stato felice e dove lo può essere ancora? La Lombardia è all’Italia ciò che sono le Praterie all’America, — gli Elisi, i Campi felici.

«Ho passato sei ore in una specie di dolce rapimento, colla testa fuori dello sportello, coll’anima perduta nella natura. Un viaggio in ferrovia è una corsa attraverso la natura: si provano le stesse vertigini del volare. Dopo che la scienza ha creato questo mezzo di locomozione si può quasi dire che l’uomo ha delle ali.

«Che bella fantasmagoria di alberi, di fiumi, di case, di paesaggi! Come l’orizzonte pareva girare intorno a me, quasi mi fossi trovato in un circolo magico! Ho veduto su nell’alto, nell’alto, una lunga fila di gru che erano appena visibili. Dove andavano? Chi dirigeva la loro corsa? Chi lo sa dire! — Dove va a finire il corso della mia vita?

«Ho viaggiato con alcune fanciulle e con due vecchi