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Ella alzò gli occhi, e mi chiese:

— Andate a Milano?

— Sì.

— Vi divertirete?

— Spero.

— Mi sembrate molto contento.

— Non ho motivo di esser triste.

— Quando ritornerete!

— Fra tre giorni.

— Vi ricorderete di me?

— Perchè no! Ricordandomi di questa città, di vostro cugino... mi ricorderò anche di voi...

Essa chinò il capo. Io mi alzai e presi il mio cappello. Fosca fece atto di volermi accompagnare nell’anticamera.

— Restate, io le dissi, non lo permetto.

E stesi la mano quasi per impedirlo.

Essa la strinse tra le sue sì fortemente che ne sentii quasi dolore. Se la portò al cuore e se la premette sul petto con atto convulsivo; poi, prima che io avessi potuto rimettermi da quella sorpresa, abbandonò la mia mano, mi gettò le braccia al collo e mi coperse il volto de’ suoi baci, il cui ribrezzo mi fece restare agghiacciato ed immobile.

— Cessate, io le dissi, sciogliendomi con dolcezza da quell’abbracciamento, cessate per carità; vi vedranno, pensate...

— No, no, interruppe ella, mi vedessero, e che monta? Oh Giorgio! pietà di me, pietà di me! Io vi adoro.

Si gettò a terra con atto disperato, e mi abbracciò le ginocchia. Il suo volto era tutto pieno di lacrime.

— Mi disprezzerete! Ebbene, non importa; purchè mi soffriate, purchè mi permettiate di vedervi, di dirvi il mio amore, di raccontarvi i miei patimenti, di piangere con voi. Se non ve l’avessi confessato io che vi amava,