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sogno di giustificarmi con voi, sento che ne ho il diritto e il dovere. Se oggi stesso, il primo giorno in cui vi ho veduto, ho osato tenere con voi alcuni discorsi che nessun’altra donna avrebbe tenuto, e ho voluto quasi provocarli, l’ho fatto perchè la mia bruttezza mi garantiva contro tutti i pericoli di una simile discussione, e anche contro il sospetto di essermivi abbandonata per uno scopo biasimevole. La mia deformità ha almeno questo vantaggio.

Ora, proseguì Fosca vedendo che non eravamo più che a pochi passi dalla sua casa, dovete promettere di perdonarmi la prima colpa che ho commesso a vostro riguardo.

— Quale! una colpa!

— Promettetelo prima.

— Con tutta l’anima.

— Quella di avervi fatto uscire con me. È una ferita che ho recato al vostro amor proprio e so quanto ciò vi possa essere dispiaciuto. Non tentate di farmi credere il contrario.

— Non lo farò, io le dissi (giacchè mi vedeva posto nel caso di dire una nuova menzogna), non lo farò perchè me lo proibite, ma...

Essa mi guardò e sorrise tristamente, come avesse voluto dirmi:

— È vero, perciò non lo fate.

In quel momento avevamo raggiunto il colonnello ed il suo amico che si erano fermati alla porta ad aspettarci.

— Sapreste dirmi, mi chiese il colonnello col volto arrossato dalla discussione avuta col suo compagno, se fu De-Fauchée l’inventore delle capsule a secco, o piuttosto se non fu lui che le ha perfezionate?

— Egli ne fu l’inventore.