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cizie, gli affetti domestici? Amare è una parola assai generica.

— Assai esclusiva all’età vostra. Non escludo gli affetti che voi dite; ma non li considero che come una sfumatura, come una eccedenza, come la cornice del quadro. Forse anzi m’inganno, essi hanno natura oppostissima. Dicendo amore intendo amore.

E ripresi col pensiero rivolto a Clara:

— Intendo l’amore che sentiamo alla nostra età, noi, giovani, ardenti, immaginosi; quell’amore che è superiore a tutto, che sfida tutto, che è tutto; quella fusione piena di due anime che fa vivere la stessa vita, pensare gli stessi pensieri, volere le stesse volontà, desiderare gli stessi desiderii; quel periodo di acciecamento e di ebbrezza in cui tutto è bello, tutto è nobile e puro, tutto è felice; giacchè l’amore non è che un grande acciecamento ed una grande ebbrezza!

— Ah, sì! esclamò ella sommessamente, e come parlasse a sè stessa, quello è l’amore.

— E credete, continuai io senza avvedermi del male che le facevano le mie parole, credete che la vita avrebbe qualche attrattiva se vuota di questo sentimento che la occupa tutta; nella fanciullezza col desiderio, nella gioventù colla fruizione, nella vecchiezza colle memorie? Credete che questo mondo ci parrebbe sì bello e sì buono, se non avesse questa luce e questo profumo? Che questo stesso luogo dove siamo ora mi sembrerebbe così incantevole, se non lo vedessi attraverso questo prisma abbagliante?

— Voi!... — esclamò ella — voi lo vedete…

E s’interruppe di nuovo angosciosamente.

Eravamo arrivati in quel punto nel mezzo di una crociera ove sorgeva un monumento di marmo. Sopra una fronte di esso, rimasta intatta, erano scritti a matita