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legge come noi fumiamo. Io non so più a chi raccomandarmi, qui non v’è nemmeno un gabinetto di lettura; in questo paese di Tartari, di Pellirosse...

Gli portai la Nuova Eloisa di Rosseau, l'Uomo singolare e le Confessioni alla tomba di Lafontaine. Mi rimandò subito quest’ultimo, dicendosi spaventata del titolo.

Poco dopo ebbi anche gli altri. Nella Nuova Eloisa trovai molti passi controsegnati in margine con matita, e una striscia di carta postavi per segnacolo, su cui era scritto da un lato Sursum, e dall’altro Excelsior.

I passi controsegnati rivelavano, assieme alla natura, intima dei suoi patimenti, una intelligenza robusta, fin’perspicace. Quella donna aveva dell’ingegno. Ella non poteva essere poco infelice, giacché era capace di cono-, scere la propria infelicità. Gli infelici ignoranti fruiscono di una specie di beatitudine, in confronto dei dottamente infelici. Era naturale che desiderassi ancora più vivamente di conoscerla.

In tutta la mia vita — fosse caso, fosse attrazione — non fui mai circondato che da sventurati; sull’orizzonte della mia gioventù i miei occhi non hanno mai incontrato altro spettacolo che quello desolante della miseria; io stesso non mi sono nutrito che de’ suoi frutti più amari, e spesso ho dovuto divorarmi il cuore perchè non aveva nemmeno quelli; pure non- ho mai saputo ribellarmi a questo sentimento di simpatia irresistibile che la natura mi ha posto nell’anima per tutti gli infelici.

Ho trovato sempre un buono in ogni sventurato, un perverso in ogni prospero. In questo dolore immeritato di tanti uomini, ho veduto sempre un segreto di predilezione per parte della Provvidenza, delle fila misteriose che uscivano fuori della vita e si perdevano nell’eternità e nell’ignoto. Tutti lo hanno veduto, tutti lo hanno sentito. Se vi è qualche cosa oltre la vita, è pegli infe-