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fosca 35


IX.


Oh Clara, perché mi hai tu abbandonato!

Eccomi solo, più solo ancora di prima, giacché non ho nemmeno più meco le illusioni che prima di conoscerti mi rendevano cara la speranza. Io ho sopravvissuto al nostro amore, alla tua perdita, alla rovina della mia fede, a tutto, io che credeva di morire pel tuo abbandono. Con te sarei passato nella vita, buono, amato, pio, dolcemente mesto, indulgente; non avrei lasciato forse dei fiori sul mio sentiero, ma lo avrei cosparso di benedizioni e di lacrime. La fortuna mi ti ha negato — fu un lampo — i primi passi della mia esistenza erano sbagliati; io doveva correre rovinosamente fin verso il suo termine. Ho bevuto un sorso della coppa, e basta; ora è finito.

Finito!

L’amore muore. Ecco il grido terribile che si innalza da quel sepolcro nel quale ho composto per sempre le ceneri del mio passato. Perché non rimpiango te sola, ma la mia fede, quella fede che non potrò trovare mai più; e senza la quale dovrò passare nel mondo senza attaccarmi più a nulla, e irridere a quelle cose che ho creduto un tempo le sole sante e nobili della vita.

Nondimeno non ti condanno, né la mia voce si alzerà mai contro di te; il mio cuore, tu non lo sai, ma il mio cuore ti benedice in segreto.

Ti ho incontrata sulla mia via, in un’epoca in cui la mia anima dolorava e i miei piedi sanguinavano per l’asprezza del cammino, e tu mi hai preso per mano, e mi hai condotto in un sentiero fiorito e delizioso. E perché