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amore nell'arte 327

nati da noi, — quell’ideare il bene e compierlo, e prefiggerselo all’unico scopo della vita..., aspirazioni menzognere e crudeli! Nulla gli è rimasto di ciò: egli ha sofferto, egli soffre, ecco tutto, ecco la sintesi delle sue speranze, — egli ha dinanzi un cadavere, e l’ultimo de’ suoi giorni sta per compiersi con un delitto. — Bouvard si commove e piange. — Vi ha in quel periodo di calma morale che precede la morte un istante di lucidità straordinaria nel nostro intelletto, durante la quale si va svolgendo dinanzi ai nostri occhi tutta la tela tenebrosa del nostro passato. Gioie, dolori, predilezioni, memorie, affetti, colpe, tutto ripassa dinanzi a noi, tutto vi è evocato dalla inesorabile coscienza; e felici coloro le cui rimembranze soavi e confortevoli non lasciano nulla a rammaricare della vita!

Bouvard ha rivolto lo sguardo sul suo passato, e non vi ha scorto che un deserto senza limiti, una landa senza oasi, senza acqua, senza verzura, senza sorriso di cielo: — ventinove anni sono trascorsi, ed egli non ha raccolto un solo di quei fiori di cui la natura fu sì prodiga a tutti gli uomini; — egli non ha spiccato dall’albero dell’esistenza che un solo frutto, un frutto amaro e velenoso, il più crudele fra quanti ne maturino sui suoi rami, — il frutto della derisione.

A questo pensiero la mente del giovane, smarrita nell’abisso delle sue rimembranze, ritorna d’improvviso a sè stesso, alla sua deformità, a Giulia: — egli osserva quel corpo inanimato e leggiadro che gli sta dinanzi, — quella creatura si lungamente desiderata, — quella fanciulla che fu un tempo sì bella, sì lieta, sì incurevole, il cui amore lo avrebbe consumato nell’esuberanza della sua felicità, il cui odio lo ha tratto invece per una ostinata potenza di volontà a sopravviverle.

E d’onde procedere quello sgomento incomprensibile