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amore nell'arte 323

per le mie nozze;» — e un istante dopo, gli ultimi arredi della sua soffitta, i suoi libri, la sua musica, le ultime reliquie della sua fortuna erano scomparse. Bouvard aveale mutate in oro e con esso aveva acquistato dei fiori.

La stagione erane feconda. — La famiglia infinita dei giacinti fiori di gioventù e di primavera, le prime rose simbolo dell’amore nascente, le gemme dell’arancio che intessono le corone delle fidanzate, le stelle mobili del gelsomino che simboleggiano l’amore pudico, le lavande che significano amore ardimentoso, le azzalee e le cardenie fiori di passione e di sentimento, ornarono in sì grande quantità e con tanta profusione di olezzi quell’umile soffitta del giovane, che la si sarebbe creduta una di quelle dimore favolose, dove le fate attiravano alle loro nozze la gioventù incauta e ardimentosa, destinata a perirvi in un’ebbrezza di voluttà e di profumi.

Bouvard attese con una gioia sfrenata a questa strana trasformazione della sua soffitta: — egli volle conoscere il linguaggio di ciascun fiore, volle collocarli egli stesso, alternarli con dei veli azzurri e rosati; e vi aggiunse, sorridendo tristamente, alcuni steli di ramerino fiorito che esprimono l’amore corrisposto. — Centinaia di lumi erano apparecchiati a versare torrenti di luce su quei veli e su quegli strati enormi di fiori: — e come il giovane ebbe compiuto i suoi apparecchi col più diligente mistero, si compiacque di quella vista deliziosa e allettante, e disse con trasporto a sè stesso: « Ecco apparecchiata la mia camera nuziale e la mia tomba ad un tempo..., la vita e la morte..., il gelo del sepolcro, e il fuoco dell’amore sì lungamente represso...; certo non fu mai stretto sulla terra un connubio più degno degli uomini, e la stessa divinità potrà forse invidiarmi le mie nozze ».

Noi domandiamo esitando: era Bouvard colpevole? Il