Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
amore nell'arte | 321 |
più la Giulia ideale, la creatura celeste, pensante, amorevole de’ suoi sogni; — egli amava una donna, una donna viva, folleggiarne, voluttuosa, l’immagine palpitante della gioia e del godimento. — E perchè avrebbe egli dovuto odiarla? Per quale diritto aveva egli osato pretendere al sacrificio della sua beltà e del suo cuore? Se l’idea di tale sacrificio, se il sentimento dell’amore nobile e disinteressato, dell’affetto isolato dalla materia, possono essere concepiti sulla terra, essi non sono punto della terra, e spesso lo svelarsi di questa verità rigetta per sempre nel fango quelle anime delicate e sensibili che vi avevano una volta creduto.
La vita di Bouvard si ravvolse da quel giorno in un mistero così imperscrutabile, che noi non potremmo accennare, neppure per supposizione, ai mutamenti avvenuti nel suo spirito e nel suo cuore. Non fu che l’ultimo istante della sua esistenza, che gettò una luce incerta e tetra sul suo passato, e rannodò in qualche guisa le fila spezzate e disperse del suo destino. Ove egli abbia vissuto e in qual modo, — ove esulato, si ignora. Sparve nella pienezza della sua gioventù e della sua gloria; — il suo soggiorno fu rinvenuto deserto, i suoi specchi infranti, distrutto ogni oggetto che aveva potuto riflettere a’ suoi occhi la sua immagine: — ogni traccia che egli aveva lasciata di sè, accusava l’esaltazione della sua mente, e qualche proposito irremovibile e disperato.
Noi non lo rivedremo più che nell’ultimo giorno della sua vita.
Quattro anni dopo quest’ultimo avvenimento, — in un mattino profumato di maggio, nella stagione che invita la natura all’amore, — si ornavano di gramaglie le porte di un sontuoso palazzo... Giulia, la ricca, la nobile, la leggiadra patrizia era morta, — morta alla vigilia delle sue nozze; involata alla terra da una malattia improv-