Pagina:Tarchetti - Fosca, 1874.djvu/317


amore nell'arte 317

della vita l’ideale della donna che vorrebbe amare, ciascuno di noi crede che esista un’anima sorella, le cui sembianze, le cui aspirazioni ci sono note, e verso la quale ci sentiamo attratti, nostro malgrado, per tutta la vita. Quell’amore che si strugge da sè senza posarsi, non è che l’incognita attrazione di un essere che la lontananza, che la società e la fortuna ci contendono; e spesso si vaga di amore in amore senza raggiungerlo, sempre ansiosi e sempre insoddisfatti, amanti sempre, e senza mai amare, portando seco fino alla tomba quel vuoto tremendo che i mille affetti passeggieri dell’esistenza non hanno avuto potere di riempiere.

Quando Bouvard si avvide della sua passione, provò come uno sbigottimento, come una voluttà che sentiva del dolore, come una nuova intuizione della vita, a cui si accoppiava il presagio lontano di quelle sventure che il cielo gli aveva destinate con quell’affetto. Quella donna era sparita: l’avrebbe egli riveduta? E dove? E quando? E rivedendola, si sarebbe ella risovvenuta di lui? l’avrebbe amato? Quell’intervallo di tempo non avrebbe modificato il sentimento di pietà e di amore che il giovane aveva creduto di leggere nei di lei occhi?

Oh! quell’istante in cui l’amore si rivela per la prima volta ad un’anima, è il momento più solenne della vita. E qual’è quell’uomo che può averlo dimenticato? Per quanto numerose sieno state le nostre passioni, per quanto indegne di noi, nessuno potrà mai obliare quell’istante in cui conobbe per la prima volta di amare. È lo svelarsi di questo sentimento che segna il principio della vita morale di ciascun uomo.

Non accenneremo ai cambiamenti avvenuti nelle abitudini e nel carattere di Bouvard dopo quel giorno. Egli passò tre mesi senza rivederla: aveva corse e ricorse tutte le vie di Napoli come un demente, era stato a tutti