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314 amore nell'arte

e visse lungo tempo ignorato. Forse l’oblio avrebbe cancellato per sempre il suo nome dalle pagine della fama, se un avvenimento misterioso non ve lo avesse segnato con caratteri indelebili, se una catastrofe di terrore non avesse rischiarato d’una luce fosca e spaventevole il tramonto precoce della sua vita.

Bouvard aveva venticinque anni e non aveva amato: aveva bensì desiderato di amare, — aveva vagheggiato un affetto di donna come si vagheggia l’affetto ideale di un angelo, — lo aveva chiesto al cielo come un forsennato avrebbe accettato una intera e lunga esistenza di spasimo per un breve e fuggevole momento di amore. Oh! a venticinque anni, l’amore non è più una vaga aspirazione, non è più quel sentimento variabile, indeciso, estesissimo che si sviluppa nella prima giovinezza, ma è una nuova sensazione che si comunica a tutto il nostro essere, che riassume tutte le fila spirituali e fisiche della nostra esistenza. La vita, quale fu concessa agli uomini, sta nel giusto equilibrio dello spirito e della materia, e l’amore vero e potente si libra con essi senza propendere: ogni affetto che sfugge a queste leggi si oppone alle leggi della natura. — Egli è a venticinque anni che si ama la donna, a quindici non si è amato che l’amore.

Ma se l’anima di Bouvard era delicata e sensibile, era pure ad un tempo severa. Se egli non poteva disconoscere la propria deformità, non disconosceva però l’elevatezza del suo spirito e della sua mente: un affetto comune era un affetto indegno di lui; egli si sarebbe consumato nella tremenda solitudine delle sue passioni, anzichè accettare l’amore di una donna che non avesse saputo comprendere quanti tesori di poesia e di affetti si celassero nel suo cuore lacerato.

Allo sguardo di chi ama, la virtù non si rivela che