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amore nell'arte | 295 |
que o sei note soltanto risposero a’ suoi sforzi impotenti e convulsi: la sua fronte si coperse di un sudore gelato e un pallore cadaverico si diffuse per tutto il suo volto...
Papà Duport gli si avvicinò e gli disse:
— Che avete? cessate per carità, voi soffrite, voi siete pallido come un cadavere.
— È nulla, disse Riccardo sorridendo d’un sorriso spaventevole, ora vedrete.
E volle ricominciare, ma le sue braccia avevano smarrita ogni coscienza della loro forza e ogni facoltà di governarla; egli percosse sì violentemente sulla tastiera, che molte corde s’infransero e si arricciarono scivolando sulle altre con uno stridìo prolungato e terribile. In quel momento parve a Riccardo che la fanciulla si curvasse presso di lui e gli mormorasse all’orecchio: «Tu mi amerai anche dopo la mia morte, tu mi amerai per tutta la tua vita.»
Egli gettò un grido e svenne. Trasportato nella sua stanza nuziale, gli furono prodigate tutte le cure che la scienza e l’affetto potevano suggerire alla desolata famiglia di Duport..., ma fu indarno che si tentò di richiamarlo alla vita.
Riccardo Waitzen era morto di sincope.