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288 amore nell'arte

glioso! Le sue mani scorrevano come trascinate, come mosse da una forza estranea, sulla tastiera; le note ne uscivano così limpide, così pure, così simili alla voce umana, e più propriamente alla voce di Anna, che il giovine si sentì rivivere un istante in tutta la più dolce realtà del suo passato; egli si sentiva invaso da un’altr’anima, sentiva la sua esistenza raddoppiata, vi era qualche cosa che gravitava sopra di lui senza pesare, che lo investiva tutto senza toccarlo, che parlavagli senza essere udito; egli udiva suonare e pareagli ad un tempo che tutto fosse silenzio intorno a lui, senonchè la fiammella della candela, che gli ardeva dinanzi, crepitava stranamente, curvandosi da un lato e dall’altro come sotto l’azione di un soffio invisibile.

Riccardo non dimenticò mai quella notte. Egli visse più volte di questa doppia e misteriosa esistenza, le cui sensazioni, anziché estinguersi coll’abitudine, diventavano sempre più delicate e più vive. È in quegli istanti che egli aveva creato quelle melodìe così dolci e così patetiche, che gli procurarono, ancora vivente, una celebrità invidiatagli da tutti i più grandi compositori della Germania. Fu per ciò che le sue opere, benché sorte in un paese che vanta una musica ideale come la sua letteratura, e che può dirsi la patria della musica elegiaca, furono segnalate per la loro malinconia e per i sentimenti singolari e nuovissimi che suscitavano anche nei cuori più induriti e più aridi. Ma il carattere di Riccardo formava uno strano contrasto coll’indole delle sue creazioni: egli lo sentiva, egli comprendeva del paro che nulla proveniagli da sè stesso, che la sua musica non era sua, era di Anna. Fu forse questa convinzione che uccise il suo amore e la sua riverenza per essa? Noi esitiamo a credere che un’invidia così ingiusta e col-