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amore nell'arte 15

un alto, un detto, un sorriso della fanciulla, avrebbegli ricordata con una realtà troppo eloquente la memoria terribile di quella perdita. Ogni rimembranza di lei era connessa ad una rimembranza della sua arte: ripassando su tutti gli studii musicali di quella sua carriera prodigiosa, egli poteva ricostruire tutto intero l’edificio del suo amore e delle sue memorie: Anna era morta, ma avevagli lasciata un’eredità di rimembranze così potenti che avrebbero bastato a riempiere tutta una vita. L’arte e l’amore si erano fusi per lei, e così unite le erano sopravvissuti nel giovine: forse in tal modo ella aveva tentato di eternare in lui la sua memoria, affidando al suo cuore di artista i doveri e gli affetti del suo cuore di amante.

Ma una sera Riccardo aveva avuto vaghezza di risuonare quella sinfonia di Hummel che la fanciulla avevagli indicata per richiamarla. Egli aveva errato tutto quel giorno per le campagne, l’autunno volgeva al suo termine e l’inverno si riaffacciava colle sue brezze; cadevano dagli alberi le ultime foglie ingiallite, e i piccoli scriccioli nascosti nelle siepi alternavano quei loro gridi acuti e lamentevoli come di qualche cosa che pianga: l’anima di Riccardo era agitata da strane sensazioni..., egli pensava a lei..., egli avrebbe data la sua vita per rivivere un giorno nel suo amore, per ritogliere alla mente inesorabile quella sua Anna adorata.

Rientrò nella sua camera che le prime tenebre della notte ne velavano stranamente gli oggetti senza nasconderli e senza lasciarne apparire le forme; il vento faceva gemere gli alberi del suo giardino, e gli steli dei fiori collocati nei vasi della sua finestra percuotevano spesso, così agitati, nei vetri come persona che accenni di entrare. Riccardo si sedette risoluto al pianoforte e suonò la sinfonia fatale di Hummel. Prodigio meravi-