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278 amore nell'arte

chè noi dovremo abbandonare questa città, non si potrebbe fare a meno di pagare i miei creditori?

Noi non diremo quante altre pallottole furono scambiate tra i due amanti, fino all'ultima di esse che era così concepita: «Venite Riccardo, tutto è combinato e compiuto».

E una settimana dopo una carrozza da posta viaggiava sulla via da Vienna ad Amburgo. Anna Roof e Riccardo Waitzen andavano a passarvi la loro settimana d’orpello.


Da questo punto ebbe principio la vita artistica di Riccardo, poiché egli non aveva appreso da giovinetto che i primi rudimenti dell’arte, e sebbene la natura lo avesse creato per essa, egli ne aveva delusi e attraversati sempre i disegni. La fanciulla non lo aveva ingannato assicurandolo della sua terrìbile predestinazione ad una morte sicura e precoce: egli stesso s’avvedeva di quella rapida rovina che la morte andava compiendo sopra di lei; quella gemma si era sbucciata ad un tratto, troppo presto fioriva, ma di quella bellezza fugace, di quello schiudersi violento del fiore raccolto e collocato nel vaso d’acqua, i cui petali si distaccano ancora non avvizziti dal gambo: ma nondimeno essa era bella; era mesta, ma di quella mestizia che forse negli esseri soprannaturali costituisce la gioia; l’amore la rivestiva di tutta la sua luce, il suo amore era tutta la sua vita, e la sua vita bastava a tutto il suo amore.

Coloro che hanno veramente amato sanno comprendere l’eternità di un anno di amore, le mille voluttà ch’egli può offrire in un giorno, in un’ora, in un fugace momento, quegli abbandoni riuniti di ebbrezza e di