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264 amore nell'arte

potuto uno spirito rivelarsi senza il concorso di un oggetto sensibile?

Io vorrei conoscere se coloro i quali, mercè questo mezzo, continuano a convivere in ispirito coi loro cari, hanno la fede assoluta nella realtà di questa convivenza. Se essi credono, il fenomeno esiste. Noi non possiamo sorridere di questa credenza: proviamone l’assurdo, proviamone del paro la verità se ci è possibile. Bensì ciascuno di noi ha sentito in sè stesso, in molte circostanze della vita, qualche cosa che gli parlava di altri esseri, o sofferenti o lontani, o già morti alla nostra esistenza di un giorno. Ditemi, non avete voi perduto qualcuno dei vostri diletti? e non ne avete spesso udito ancora la voce e i consigli? non li avete più riveduti nei vostri sogni, nelle vostre veglie affaticate e affannose? non li avete sentiti come discendere, pesare sopra di voi, immedesimarsi in voi stessi, congiungere alla vostra la loro vita? Chi vi dice che mentre vi si affaccia un’immagine nel sogno, quell’immagine stessa non sia li viva, palpitante, curvata sopra di voi o assisa presso il vostro guanciale? E chi vi dice ancora che voi sognate? Che cosa è il sogno se non che un’esistenza piena, colma, smisurata, al cui confronto l’esistenza della veglia non è che la vita monca e impotente della pietra?... Veglia, sonno... parole! Io non vi domanderò quali fatti appartengano al mondo reale e quali a quello della immaginazione, non vi domanderò ancora quale sia quella linea che separa questi due mondi. — Negatemi che i fenomeni esistano.

È assai tempo che io conobbi nell’esercito due giovani ufficiali, due gemelli: la natura li aveva fatti ad uno stampo; nessuna distinzione fra di loro — le stesse fattezze, lo stesso colorito, lo stesso suono di voce —