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amore nell'arte 255


«Non vissi con lei che due giorni — la terra riebbe Adalgisa — io assistetti senza lacrime alla sua sepoltura. E perchè avrei dovuto piangerla? Non mi bastava la memoria? Coloro che piangono ciò che muore rinnegano la propria fede, la durabilità dei proprii affetti, la coscienza del proprio destino.

«Da quel giorno le mie lotte erano finite, io mi sentiva riconciliato coll’esistenza. Mi ridonai all’amore della mia arte — non era che un solo amore, uno stesso amore — non vissi più che di quello.

«La musica, fra tutte le arti, è la più divina perchè la più indeterminata. Concretizzare le idee nelle parole, la luce nella tela, le forme nel sasso, ma non potete concretizzare il suono — il regno delle note è infinito come il regno delle idee — più ancora, va oltre le idee, ve ne crea di quelle che non potete determinare, di cui non sapete darvi ragione. Strana e ridicola cosa! Gli uomini hanno voluto circoscrivere la potenza di questo linguaggio, il solo che sia veramente universale; l’hanno collegato colla parola la quale non esprime che cose determinate, — connubio mostruoso! — hanno detto: queste note esprimeranno il dolore, queste il piacere, quelle la sorpresa, e via via; hanno composta la sintassi delle note — hanno immiserito, circoscritto, rinnegato questo linguaggio che ci parlava di un mondo lontano, che ci sollevava sull’ordine delle idee comuni, che ci trasportava oltre il dominio dei sensi; che appunto era grande, perchè era impossibile sottoporlo a leggi fisse, trattenerlo dentro limiti fissi, perchè era inesauribile, perchè era indeterminato.

«Queste parole ti lasceranno indovinare quali sieno le mie idee in fatto di musica, quali i tentativi che io faccio per redimerla da queste leggi di convenzione.

«Scrivimi. Dopo la perdita di Adalgisa, io vivo da