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amore nell'arte 253

dere quanto ella si avvicinasse a questo ideale. Non so dirti quanto ella fosse bella, nè quanto il mio ideale fosse elevato! D’altronde che cosa è la bellezza? Essa non può essere il risultato dell’armonia di alcune linee, perchè queste stesse linee disposte diversamente possono dare diverse specie di bellezze — non vi è una legge in ciò; non vi è una bellezza assoluta. Possiamo analizzare il volto umano, descriverlo in tutte le sue parti, ammirare l’armonia dei loro rapporti — non basta — vi è ancora qualche cosa che è fuori di questa legge, che sfugge a questa analisi, che costituisce unicamente il bello che noi ammiriamo. Egli è che ciascun uomo, personificando le proprie idee, si è formato un tipo di bellezza, secondo il quale esamina e giudica delle forme, degli oggetti e delle creature che ci circondano. Ciò è quanto noi chiamiamo il gusto. Le leggi della bellezza fisica sono riposte in una legge della bellezza morale. L’identità della natura in ciascun uomo rende queste leggi pressochè simili in tutti, quindi pressochè uno il tipo della bellezza umana, ma se noi potessimo uscire un istante fuori di noi medesimi, distruggere e mutare questa legge, vedremmo che il bello ci apparirebbe deforme, e il deforme bello, che la bellezza è tutta immaginaria, tutta convenzionale, tutta subordinata a questo principio. Ecco perchè io non tenterò di delinearti l’immagine di Adalgisa — converrebbe che tu discendessi nella mia anima per rintracciarvela.

«Non ho mai preso ad investigare che cosa sia l’amore, quali i suoi limiti nel cuore degli altri uomini. Per ciò appunto che ti ho detto ora, io non ignorava che nel bello si ama inconsciamente il buono, che nel deforme si odia inconsciamente ciò che è cattivo, ma le ragioni di quest’odio e di questo amore mi rimasero sempre ignorate — si poteva aver coscienza di questi