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amore nell'arte 245

così legato, così immedesimato con questi stessi bisogni. Nel tempo medesimo anelava a questo amore che la mia ragione ripudiava, ne subiva la prepotenza irresistibile, vi soggiaceva come alla tirannia di una passione indomabile. Strano mistero del mio cuore! Amava la donna nella sua beltà, nelle sue attrattive — l’odiava nelle sue debolezze, nella sua facilità, nella sua avidità di piacere. L’arte me ne aveva creato un tipo perfetto, io voleva concretizzare questo tipo in una creatura vivente, spiritualizzare la donna fino a trasformarla, fino a farle raggiungere la perfezione ideale di quel modello.

«Mi ricordo che tu sorridevi di questo sogno, dissimulavi a stento la tua sfiducia, mi nascondevi appena l’ilarità che ti destava questa illusione. E pure che cosa è questo lavoro assiduo che compie l’umanità da molti secoli se non una conseguenza del bisogno che essa ha di spiritualizzarsi, di sottrarsi alle leggi fisiche per crearsi delle leggi morali? Le idee confuse di civiltà, di progresso, di perfezionamento sono una derivazione di questa grande idea, di questa grande aspirazione. Ogni uomo tende a spiritualizzarsi. Perchè ci vergogniamo delle nostre debolezze, delle nostre imperfezioni, dei nostri bisogni? Perchè ci sono delle cose che ci sembrano turpi nella nostra natura?... Perchè tentiamo di nasconderle? Nella lotta di questi due grandi principii — del principio fisico e del principio morale — è riposto il segreto delle lotte umane — forse anche le oscure ragioni dell’umanità e della vita.

«Ebbene! che faceva io se non che spingermi troppo innanzi su questa via? se non che anelare con troppo ardore a quel perfezionamento ideale cui tutti gli uomini aspirano? Gli artisti sono uomini che precedono gli altri — vanno innanzi e additano il sentiero, si vol-