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244 | amore nell'arte |
povero fanciullo della sua fattoria, ci eravamo legati di quell’amicizia pronta e sincera che si contrae facilmente in quegli anni; ora quel sentimento si è mutato dal canto suo in un amore appassionato e ardentissimo. Posso io corrispondervi? È troppo tardi, nè ella potrebbe offrirmi di più di ciò che altre m’offersero, nè vorrebbe offrirmi di meno; in lei vedrei sempre la donna, l’amante sparirebbe coll’amore.
Così dicendo la notte era caduta, e Lorenzo, prendendomi per mano, mi ritrasse dal limitare nella stanza. Passai con lui altri due giorni, in cui vidi e conobbi Adalgisa, dopo di che ci separammo tristi e scorati.
Abbrevierò la narrazione di questo racconto.
Due anni dopo ebbi da Lorenzo questa lettera:
«È assai tempo che non ho più novelle di te. Ho saputo che sei a Nizza e ti scrivo. Avrei avuto bisogno prima di scriverti. Ho attraversato molte calamità, ho subite molte prove dacchè ci siamo divisi — ho compreso spesso che se avessi potuto confidarmi a te, versarti tutto il mio cuore, mi sarei sentito sollevato. Come la vita ci sfugge, come la felicità ci sfugge! Due soli anni!... e pure quale solitudine si è fatta intorno a noi, quante care esistenze ci sono state rapite in così breve spazio di tempo! Ho pensato sovente con dolore quanto debba essere triste la vecchiezza, quanto debba essere tormentoso il sopravvivere a tutti quegli esseri che si sono amati e perduti.
«Ti ricordi dei discorsi che facemmo l’ultima volta che ci siamo abbracciati? Il mio cuore combatteva allora una gran lotta, la mia virtù stava per soccombere, una sfiducia terribile si era impadronito di me. Io non credeva alla donna, io non poteva amare la donna — reputava l’amore turpe o impossibile, così soggetto come mi appariva ai bisogni irresistibili della natura, così fuso,