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amore nell'arte 241

non è in alcun luogo, se è in tal cosa che vuoli far risiedere la virtù. Basta avere un’esperienza della vita assai lieve per apprezzare la verità di questa asserzione: quando due giovani creature di sesso diverso sono prese di affetto l’una per l’altra, sanno a che cosa li deve condurre l’amore, e comprendono che dissimulano, e fingono entrambe l’ignoranza di uno scopo che pure si struggono di affrettare col desiderio.

Ecco le considerazioni che mi allontanarono per sempre dall’amore: intendo l’amore quale ordinariamente tra gli uomini, quell’affetto che incomincia da un’apoteosi e finisce in una degradazione, le cui fila sembrano partire dal cielo, e nondimeno toccano il fango. Non spero altro dalla donna, benchè sappia che l’amicizia non è altro che un’ombra dell’amore, e che non potè mai appagarmi soltanto di essa; benchè comprenda che non può darlo alla donna, lei sola, ancorchè puro, ancorchè deliberato per sempre all’astinenza di quei piaceri che ella può offrire.

Ma ciò è per fermo nella natura; e come ella abbia condannato ad un fine sì triste un sentimento sì elevato e sì nobile, come si sia servita di mezzi così divini per raggiungere uno scopo sì turpe, è ciò di cui la mia anima non ha mai saputo darsi ragione, è l’enimma eterno e insolvibile del cuore umano. Non condanno la facilità con cui gli uomini corrono al piacere, ma l’astuzia con cui dissimulano di non corrervi, le illusioni di cui circondano un atto di intimità che non ne ha alcuna, e che riserbano alla gioventù inconsapevole un disinganno certo e terribile.

Hai tu quattordici anni? Te ne rammenti? Ti ricordi di quel tempo quando nella donna non vedevi che l’angelo, quando nell’amore non vedevi che l’unificazione di due anime? Ed hai serbato memoria di quel