ha compreso l’avvilimento che le ne proveniva fruendone, e si è formato un ideale di purità e di perfezione morale, a cui dirigere tutte le sue aspirazioni e i suoi voti. Non credo alla donna, diss’egli, non ne ammiro che la bellezza incantevole delle forme; non credo all’amore, non ho fede che nel godimento che ne deriva. L’amore di un’anima elevata, quello sforzo che ella compie per avvicinarsi alla divinità col culto del buono e del bello, non può essere diretto ad una creatura la quale non può darvi che della voluttà, la più vana di tutte le sensazioni; non può essere rivolto al conseguimento di un piacere che vi degrada. L’amore ha tale scopo nella donna; esso non può essere concepito da lei disgiunto da questo fine, come da quella che vi è portata dall’istinto della maternità e da una minore elevatezza di concezioni, di aspirazioni e d’ingegno. Vi ha oltre a ciò nella donna un dolce sentimento di sottomissione, un delicato desiderio di confortare di gioie e di piaceri la vita dell’uomo che l’ha scelta a compagna — gioie e piaceri che ella non può, che ella non sa offrire che offrendosi. — La perfezione maggiore del suo essere, l’irritabilità della sua costituzione la rendono più atta a sentire i piaceri e più avida a procurarseli; ed è perciò che la natura ha collocato in lei una dose più grande di pudore, che non è che una ipocrisia della sensualità, e che non ha altro scopo che di frenare le ingenue rivelazioni dell’istinto. Ma perchè tu comprenda tutto ciò, diss’egli, perchè tu intenda come quell’amore dell’ideale che ci infiamma nei primi anni della giovinezza, e ci guida a porgere un omaggio alla virtù come linguaggio del bello, al bello come rivelazione del buono, escludendo ogni appetenza di godimento, per ciò solo che noi siamo ancora dominati dal sentimento dell’arte e della poesia, sentimento innato nell’uomo, possa così