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fosca 21

sereno, il sole si versava sulla via che brulicava di passeggieri affaccendati. Le carriuole dei lattivendoli stridevano sulle loro ruote mal ferme, i vetturini facevano scoppiettare le loro fruste, gruppi di fanciulli s’inseguivano schiamazzando; ogni cosa era vita, luce, moto, allegrezza. Da lungo tempo non aveva assistito a quello spettacolo del ridestarsi di una gran città. Abbassando lo sguardo sul balcone di sotto, vi scorsi Clara che mi stava guardando. Essa era seduta in mezzo a’ suoi vasi in un abito semplice e negletto; ma le sue fuxie non erano ancora in germe, e non v’era altro di fiorito intorno a lei che alcune pianticelle di primule e di azzalee.

L’amore, la più complessa e la più potente di tutte le passioni, è ad un tempo la più facile e la più semplice nel suo nascere. Un uomo e una donna si incontrano, si vedono, si guardano — e basta. Da che cosa era egli stato mosso quello sguardo? Che cosa vi era in esso? Che cosa diceva? Nessuno lo sa. Nondimeno tutti gli amori incominciarono con uno sguardo.

Rientrai nella stanza ebbro. Non di amore, no; non amava ancora, non ne sperava; ma assetato di conforti, di compianto, di lacrime. Avrei desiderato una donna, non per chiederle le sue carezze, ma per piangere sul suo seno. L’uomo è più profondo nell’amore, la donna nella tenerezza; si piange meglio sul seno di una donna.

Non so se gli altri uomini abbiano subiti abbandoni, subiti impeti, subite risoluzioni come ho io. In me vi è nulla di lento, di ordinato, di normale. La mia è una natura a molle, a sbalzi; una natura sempre alternata.

Le scrissi, e le gettai dal balcone un biglietto contenente queste sole parole:

«Io sono infelice, io sono malato, io soffro.»

Il biglietto cadde a’ suoi piedi. Essa lo vide, esitò un