Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
amore nell'arte | 227 |
ha luogo tra le loro anime una lotta tacita e ostinata, il cui esito è quasi sempre immediato, e per la quale una di essa si eleva ed impone, l’altra si sottomette e obbedisce. Vi sono delle anime orgogliose che contendono a lungo la loro supremazia, e non potendo serbarla, fuggono dalla lotta; vi sono delle anime dolci che vi si abbandonano volonterose, che si affidano a un’altr’anima sorella, e gioiscono di questa dolce sottomissione. Tali sono la maggior parte delle donne coll’uomo, tale era io con Lorenzo.
Ma quando pure non l’avessi conosciuto che in quell’istante, avrei potuto esitare ad abbandonargli tutto me stesso, come ad un fratello o ad un padre? Vi era qualche cosa di affascinante nel suo viso, qualche cosa di magnetico nel suo sguardo; il suono della sua voce era dolce e severo ad un tempo; i suoi modi affettuosi, ma energici, la sua persona bella e aitante; e poi quella sua testa di Giove, que’ suoi occhi neri e inquieti, quelle linee maestose del suo viso, quelle ciocche massiccie di capelli, mi davano l’idea di una di quelle divinità greche scolpite da Fidia, di cui il tempo ha come paralizzati i rigidi lineamenti del volto. Se la natura mi avesse creato donna, avrei trascorsa la mia vita a’ suoi piedi.
Passammo insieme un giorno felice; andammo a risalutare quei boschi, quelle siepi, quelle campagne; risalimmo a nuoto la corrente: la natura era tutta una festa; pareva sollevarsi da tutto il creato una voce che dicesse: — Amate, esultate, folleggiate, tutto è vostro quanto vi circonda, inebbriatevi di me, benedite alla gioventù ed all’amore!
Tornammo silenziosi, raccolti, oppressi da quell’esuberanza di affetti e di memorie che la natura aveva versato nelle nostre anime... Ma quel silenzio di Lorenzo racchiudeva in sè qualche cosa di più opprimente