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fosca 207


— Non basta.

— Farò ciò che vorrai. Comandami.

— Non voglio comandarti.

— Desidera.

— Nemmeno.

— Che ho da fare?

— Indovina. Ciò che faresti con una donna che amassi, ciò che hai fatto con le donne che hai amato, ciò che hai fatto con Clara.

— Clara! Tu dici?...

Mio Dio! Mio Dio! Perchè risuscitava ella questo terribile pensiero in quel momento?... La strinsi al petto con forza, con una forza rabbiosa che aveva apparenza di passione. Ella si abbandonò palpitante, senza dir parola. La mia stretta fu lunga; il suo fragile corpo fremeva fra le mie braccia.

— Giorgio, mio Giorgio!

— Sei paga?

— Non ancora.

— Non credi dunque al mio amore?

— Ci credo, ci credo; spirerei ai tuoi piedi se non ci credessi. Mordimi la guancia.

— Perchè?

— Mordimi la guancia; tu l’hai fatto con Clara, non lo negare; gettati ai miei piedi, appoggia il tuo capo sulle mie ginocchia.

Mi arresi come un fanciullo. Tutte le forze della mia volontà erano domate dall’aspetto di quell’energia.

M’inginocchiai a’ suoi piedi. Ella battè palma a palma le mani con uno slancio di gioia puerilmente selvaggia.

— Così, così... lo vedete, è proprio lui, il mio amore, il mio bello; lui così forte, così grande! Egli domanda la mia pietà, lo vedete, lo vedete!

Passò le mani affilate fra i miei capelli, li attortigliò