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206 | fosca |
— Tu parti? mi domandò qualche istante dopo con accento di melanconia.
— Domani stesso.
— Domani!
E parve raccogliersi a meditare. All’improvviso si riscosse.
— Vuoi che io venga teco?
E siccome io non risposi subito, pose una mano sulla mia bocca e mi disse:
— Non schermirti; io so bene che noi non possiamo amarci come gli altri uomini. Un giorno, un’ora, un istante, e poi...
— E poi?...
— Si muore.
Ella disse queste parole con tanta sicurezza, che mio malgrado sentii un brivido corrermi per le vene.
— Qual’è la donna che tu hai amato sopratutte?
La guardai meravigliato.
— Mia madre.
— Non è questo.
— Non domandarmi altro.
— Voglio saperlo; è un capriccio; ho i miei capricci anch’io; tutte le donne innamorate ne hanno; tutti gli innamorati li soddisfano. Oggi tu sei il mio innamorato.
— Domandami qual’è quella che io amo.
— E sia. Qual’è la donna che tu ami sopra tutte?
— Sei tu.
Non si aspettava questa risposta; tremò, si fe’ rossa in volto dal piacere, e nascose il capo nel mio seno.
— Quand’è così, prese a dire poco dopo, dammene una prova.
La baciai sulla bocca.
— Non basta.
La baciai ancora.