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— Tu parti? mi domandò qualche istante dopo con accento di melanconia.

— Domani stesso.

— Domani!

E parve raccogliersi a meditare. All’improvviso si riscosse.

— Vuoi che io venga teco?

E siccome io non risposi subito, pose una mano sulla mia bocca e mi disse:

— Non schermirti; io so bene che noi non possiamo amarci come gli altri uomini. Un giorno, un’ora, un istante, e poi...

— E poi?...

— Si muore.

Ella disse queste parole con tanta sicurezza, che mio malgrado sentii un brivido corrermi per le vene.

— Qual’è la donna che tu hai amato sopratutte?

La guardai meravigliato.

— Mia madre.

— Non è questo.

— Non domandarmi altro.

— Voglio saperlo; è un capriccio; ho i miei capricci anch’io; tutte le donne innamorate ne hanno; tutti gli innamorati li soddisfano. Oggi tu sei il mio innamorato.

— Domandami qual’è quella che io amo.

— E sia. Qual’è la donna che tu ami sopra tutte?

— Sei tu.

Non si aspettava questa risposta; tremò, si fe’ rossa in volto dal piacere, e nascose il capo nel mio seno.

— Quand’è così, prese a dire poco dopo, dammene una prova.

La baciai sulla bocca.

— Non basta.

La baciai ancora.