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— Se io credessi esservi atto meritevole di gratitudine — io dissi — ve ne sarei anzi grato. Ma non parliamo di ciò. Io debbo in questa notte veder Fosca, io l’amo, io voglio renderla felice un istante prima di abbandonarla. Qualunque sia per essere l’esito di quel duello, io non la vedrò mai più. Bisogna che voi la preveniate della mia visita, che ordiniate di lasciarla sola, che mi lasciate passare dalla vostra camera.

— Ma è impossibile! esclamò egli. Voi sapete...

— No, no, interruppi io con impeto. Voi non vi opporrete, perchè io sono risoluto a vederla in qualunque modo, a qualunque costo. Nemmeno l’idea di una violenza potrebbe arrestarmi. Quella donna mi ha amato, ella sola mi ha amato veracemente. Non l’abbandonerò senza gettarmi a’ suoi piedi, e senza ringraziarla colle mie lacrime.

— La responsabilità di questa imprudenza, disse il dottore, ricadrà tutta sopra di voi.

— Io posso sopportarne delle più terribili...

— Non vi riconosco più. Sia come volete. Vi attenderò nella mia stanza. Ora corro a prevenirla.


XLVII.

Io torno a rivolgermi adesso una domanda che la mia coscienza atterrita mi ripete assiduamente da cinque anni. Sono io responsabile di ciò che commisi in quella notte? Aveva io la consapevolezza delle mie azioni? Non so; ricordarmi di quegli avvenimenti con piena esattezza di dettagli è per fermo tal cosa che sembra accusarmi; ma non ci ricordiamo noi anche dei sogni? Prima di quel giorno, dopo, oggi stesso in cui mi rico-