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nella sola maniera in cui desidero che tu abbia a ricordartene. Quel giorno in cui mi lasciasti la prima volta, tu la vedesti brillare sul mio petto, tu la baciasti; vi si vedono oggi ancora le traccie delle nostre lacrime: ho pensato che questa memoria sarebbe stata sacra per te.

«Addio ancora. Sii forte, Giorgio, sii ragionevole, non maledirmi. Pensa che soltanto in questo modo io poteva riacquistare la stima di me medesima, non credermi interamente perduta, e tu sii pago di aver amata una donna non affatto indegna di te. Un abbandono più lungo ci avrebbe disgiunti, questo sacrificio ci riunisce. Se io fossi stata libera, mi sarei uccisa per non sopravvivere al nostro amore; esso fu immenso, ma immenso e terribile ne fu il distacco; tu invece conosci i legami che m’impongono di vivere. Ma se io fossi stata libera, ti avrei amato per tutta la vita.

«Addio, mio adorato, mia anima, (ti chiamerò ancora una volta con questi nomi diletti), addio per l’ultima volta, addio per sempre. Mi dicesti un tempo che assomiglio a tua madre, amami in essa e come essa. Il mio affetto, la mia memoria ti seguiranno fino alla tomba. Sii felice, Giorgio, sii onesto; e che il cielo vegli sopra di te».


XLVI.

La prima lettura di quel foglio non produsse in me che un senso di sbigottimento profondo. Poggiai i gomiti sul tavolo, la testa fra le mani, e la rilessi due o tre volte. Non poteva credere che ciò che aveva letto fosse realmente vero.

La prima impressione che ci dà una sventura grande e inattesa è temperata sempre da un sentimento di strana