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fosca 17

vengo.» Sì, io amo la terra, questa bella terra; io son certo che essa sarà lieve sulla mia fossa, quando stringerà dolcemente il mio petto colle sue braccia di selci e di radici; ma vi è in essa un punto che io odio, ed è quell’angolo freddo ed uggioso dove son nato.

È di là che ho incominciato a gettare uno sguardo sul mondo, e a vederlo triste ed ingrato; è là che non ho potuto aver mai nè una nobile gioia, nè un nobile dolore; è là che conobbi gli uomini che mi hanno insegnato ad odiare gli uomini; è là, finalmente, che non ho potuto amare.

Avrei voluto levarne le ceneri de’ miei cari, perchè l’ultimo anello che mi congiungeva alla mia patria fosse anche spezzato.

Fui torturato lungo tempo da un’idea insistente e malinconica: mi pareva che quelle reliquie adorate non potessero aver pace là sotto, perchè, io stesso, io sento che le mie ossa fremerebbero se sepolte sotto quelle zolle abborrite.


IV.


Non so dire come ne partii per venire a Milano. Non so spiegarmi questa risoluzione, perchè non aveva più alcuna forza di volontà quando vi venni.

Era sul finire d’aprile, e mi ricordo di aver fatto a piedi attraverso la campagna un tratto di strada assai lungo. Due allodole gorgheggiavano nel cielo che mi sembrava alto, sereno, sconfinato più di quanto non mi fosse mai parso dapprima. Esse si erano tanto innalzate che il mio occhio non arrivava a vederle, erano lontane l’una dall’altra, e a giudicarne dal canto, parevano immobili