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rendere ad un altro, e che è tuttavia quello che vien reso più raramente, l’astenersi dal dirne male.

— Ma io non aveva in animo di dirne male, disse quello tra noi che aveva provocato questa osservazione. Voleva far constare di un fatto. Vi sono certe cose che saltano agli occhi. I mariti...

— Può essere, interruppe il colonnello, che i mariti vedano poco; ma gli altri vedono troppo. Io apprezzo più la cecità dei primi, che l’accortezza dei secondi. La fiducia di un marito, di un padre, di un fratello è cosa che mi commuove, doppiamente poi se tradita. Io non ho riso mai della semplicità; la credo la più nobile delle virtù, invece ho sempre temuto della doppiezza. La natura ha donato all’uomo questa cecità, per dare alla colpa della donna un rilievo ancora più appariscente.

Io guardai Fosca il cui volto aveva incominciato ad impallidire. Il pranzo era finito, e, se avessi potuto, le avrei suggerito volontieri di ritirarsi nella sua camera.

— E se non fosse..., aveva ripreso il colonnello. Ma fu interrotto dall’arrivo del sergente di posta che ci recava un fascio di lettere. Io n’ebbi una, che conobbi tosto essere di Clara, e mi affrettai a nasconderla nel mio portafogli, impaziente di trovarmi solo per leggerla. Dopo le follie di quel nostro ultimo ritrovo, che cosa mi avrebbe ella detto?

Il colonnello fece atto di riconsegnare le sue al sergente perché le riportasse in ufficio, ma avendone veduta una col suggello del Ministero, la riprese e l’aperse. La lesse in un baleno, si rivolse a me con aria di meraviglia e di dispiacere, mi guardò un poco come per interrogarmi, poi mi disse:

— Siete voi, o sono quei signori del Ministero che hanno voluto farci questa sorpresa? Siete destinato al dipartimento di Milano, e dovete raggiungere immediatamente la vostra destinazione. Che diavolo!...