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— Sì, esclamò ella con impeto, un’orribile, una spaventosa contraddizione.

Tacemmo entrambi per un istante.

— Avete però un mezzo, ripigliò ella con calma, e senza distogliere gli occhi dalla fiamma che stava affissando, per sottrarvi alle mie minacce.

— Quale?

— Uccidetemi.

— Uccidervi! Che insensatezza! Ma voi sapete che non s’uccide una persona impunemente, nè senza motivi. Se mi aveste detto ciò a quindici anni, vi avrei trovato qualche cosa di nuovo, di romantico, di commovente, ma ora! E perchè dovrei uccidervi? Perchè non vi posso amare? Che colpa ne ho io se il mio cuore non può sentire nulla per voi?

— Il vostro cuore! diss’ella, non appellatevi al vostro cuore. Conosco questa ipocrisia delle passioni, l’ho esperimentata. Il cuore non è l’amore. Se il mio volto fosse stato meno brutto, se io avessi potuto correggere le linee del mio naso, della mia bocca, della mia fronte, conseguire un poco della freschezza e della pinguedine dell’infima donna del volgo, voi stesso, voi mi avreste adorato. L’amicizia è bontà, ma l’amore non è che bellezza.

— Sia come volete, io dissi. Doppia ragione perchè dobbiate cessare di perseguitarmi sì crudelmente. Posso io impormi una simpatia che la natura vi ha negato i mezzi d’inspirarmi? Devo io subire le conseguenze di quello che vi ho fatalmente inspirato io? Che cosa poteva fare per voi oltre a ciò che ho fatto? Vi ho dedicato quattro mesi della mia gioventù, mi sono sacrificato intieramente ai vostri capricci, alle vostre pretese, ai vostri nervi. Ho avuto la forza di fingere un affetto che era ben lungi dal sentire, ho avuto la delicatezza di dissimularvi con tutti i ripieghi possibili la mia av-