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la mia stima, il mio affetto non attingono alcuna forza da questa falsa costanza.

— Mi conoscete assai male, diss’ella. Io non ho creduto al vostro amore quando asserivate d’amarmi; come potrei lusingarmi di accrescerlo adesso che mi sfuggite? Non ho voluto mai che illudermi. Sono io che vi ho amato, che vi amo, che voglio amarvi. È un impegno che ho contratto con la mia coscienza. Voglio che ci crediate, vi costringerò a crederci. Mi sono votata a voi, ho risolto di morire per voi. Aveva bisogno di uno scopo nella vita, l’ho trovato, lo raggiungerò. Non importa che non mi amiate, potete anche odiarmi, è tutt’uno; anzi preferirò il vostro odio alla vostra indifferenza: ciò di cui voglio assicurarmi è della vostra memoria; voglio costringervi a ricordarvi di me; quando vi avrò oppresso con tutto il peso della mia tenerezza, quando vi avrò seguito sempre e dappertutto come la vostra ombra, quando sarò morta per voi, allora non potrete più dimenticarmi. Ecco perchè vi ho seguito.

— Ma è una aberrazione, io dissi.

— Forse, ma non monta.

— Un’aberrazione inutile...

— Non credo, vi conosco.

— Per lo meno crudele.

— Sì.

— Sapete dunque che ne soffrirò?

— Sì.

— Come potete conciliare questi due sentimenti disparatissimi: l’amore che dite avere per me, e il desiderio di farmi soffrire?

— Non desidero di farvi soffrire. Io vorrei rendervi felice se lo potessi; ma il mio amore è troppo più grande delle sofferenze che può cagionarvi.

— Non vi comprendo, tutto in voi è contraddizione.