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132 | fosca |
le carezze di questo venticello balsamico! Vi sono certe formiche colle ali che vanno su e giù per uno stelo di geranio, con una furia, con una premura da non dirsi. Vanno, tornano, s’incontrano, ripartono, tornano ad incontrarsi... che faccende sono mai le loro? che affari le occupano? Qual è lo scopo di questo strano lavorio? La gente che va e viene sulla strada quanto è lungo il giorno, e che io guardo spesso dal mio balcone, mi fa lo stesso effetto.
«Io rido sovente di queste loro preoccupazioni. Io domando a me stessa: «Quella gente amano?». Tutto il resto mi par vano.
«Vedi questa farfalluccia? Ho voluto mandartela; ronzava già da un’ora attorno al mio lume allorchè io sono andata sul balcone. Ne l’aveva cacciata mille volte colla mano. Ora tornando l’ho trovata qui agonizzante. Ha urtato nella fiammella ed è caduta sulla carta con un’ala bruciata. Sarei pur curiosa di sapere il segreto di questa attrazione che la luce esercita sugl’insetti alati. Amano la luce e muoiono di quest’amore. Che cosa sublime! Ma veramente… quando si hanno delle ali, come non amare la luce e l’azzurro? Hai mai osservato? Le farfalle sono molto migliori di noi. Quando si abbracciano, muoiono.
«Ho raccolto questi fiori che ti mando, e che ho baciato uno per uno, perchè tu faccia altrettanto. Non è poca cosa ciò che ti mando oggi: un capello bianco, una falena morta d’amore e un piccolo giardino. Non ti puoi lagnare. Ho anche posto un mio bacio in un punto di questo foglio che non ti dico, e tu devi saperlo trovare. Nella tua prima lettera mi dirai dov’è che le mie labbra hanno toccato. Non te ne dimenticare. Ci tengo a questa prova.
«Addio per ora, o caro Giorgio. È giorno fatto, e posso essere sorpresa. — Mi ami? Dimmi, mi ami ancora? Non