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essere l’ambizione non ha più scopo, tutte le nostre piccole passioni svaniscono ad una ad una, come quelle che attingevano tutta la loro vitalità dall’amore, e non potevano sussistere senza di esso.

«Mi abbandonai con furore alla passione del meditare e del leggere — passione che non mi ha lasciata più da quel tempo — e vi trovai qualche conforto, non foss’altro quello di dimenticarmi a tratto a tratto, e di sollevarmi sulla triste realtà che mi circondava. Ma la lettura è fatale in ciò, che quella dimenticanza apparente ci ripiomba ancora più disarmati nelle memorie che tentavamo dimenticare; che l’idea fissa dalla quale sembra distoglierci trova invece mille conferme, mille argomenti di essere, nelle pagine medesime che leggiamo. Portare le passioni nella solitudine è lo stesso che volerne essere dominati. E poi, non è la lettura, non è la solitudine che possono guarirci dell’amore a vent’anni; le donne non ne guariscono mai, le nature superiori ne muoiono.

«Non poteva sperare nulla dagli uomini, mi rivolsi a Dio; è ciò che noi tutte finiamo di fare; se non che io l’aveva fatto troppo presto. Divenni religiosa; entrai in quel periodo di ascetismo sincero, esaltato, profondo, che tutte le donne di cuore, ancorchè felici, hanno o tosto o tardi provato e superato. Mi pareva di poter dare così uno scopo alla mia vita. Nelle nature buone e generose l’amore non è egoista, egli non è tanto un desiderio di rendere felici sè stessi, quanto un bisogno di rendere felici gli altri; non è spesso che una smania di sacrificarsi all’altrui felicità: ora mi pareva che il sagrifizio che avrei fatto a Dio della mia gioventù avrebbe dovuto soddisfare in qualche modo quella sete di amore che mi struggeva da tanto tempo senza rimedio. Molte donne furono condotte a Dio da questa illusione. Hanno