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netrare nel cuore di un’altra creatura: non so cosa abbiano provato le altre donne a quell’età, ma ciò che ho provato io è fuori di ogni espressione. Il bisogno di essere amata era il segreto di tutte le mie sofferenze, io lo comprendeva. La natura non mi aveva dotata soltanto di un cuore sensibile, ma di una costituzione inferma, nervosa, irritabile; io non poteva avere né quella forza passiva che dà l’apatia, né quella castità naturale che dà la robustezza: l’amore doveva essere il mezzo e lo scopo di tutta la mia esistenza.

«Non tardai a convincermi che non poteva inspirare dell’affetto. Tutte le donne scelgono, io doveva lasciarmi scegliere. E questa piccola rinuncia che era necessario fare al mio amor proprio, non sarebbe pur stata assai crudele se qualcuno mi avesse almeno preferita ed amata. Vissi invece fino a vent’anni, senza aver inspirata la benché menoma affezione; senza aver ottenuto, nemmeno per gioco o per pietà, il conforto di una parola amorevole.

«La condizione delle donne del volgo ha ciò di preferibile, che l’amore tra esse non obbedisce a leggi di etichetta; possono non essere amate veracemente, e tuttavia godere delle apparenze dell’amore, e spesso anche de’ suoi vantaggi. L’educazione non ha reso il loro cuore così esigente come il nostro; esse non sentono il bisogno di sacrificargli le dolcezze di un affetto colpevole. Non vi è confronto tra l’infelicità che la bruttezza può cagionare ad una donna ricca, e quella che può cagionare ad una donna povera; gli occhi del mondo non si rivolgono mai su quest’ultima — il codice dell’onore non colpisce che la donna ricca.

«Mio caro Giorgio, dirti ciò che ho sofferto in quegli anni sarebbe impossibile. Coll’amore mi mancava tutto; quando non si è amate, la vanità non ha più motivo di