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54 | canti del cuore. |
tono che il grande quesito del destino umano, quello della vita morale e sociale; le une sono una pagina della più astrusa filosofia, le altre una epopea.
Io attinsi, fanciullo, questa forma dalla lettura de’ grandi poeti popolari tedeschi, e dalle traduzioni italiane de’ poemi giovanili di Byron e parvemi forma elettissima di poesia. Dove tu possa trovare la ragione del ritmo, dove l’origine della dolcissima melanconiache ne amana, tu nol sai; ma ti senti tutto nel cuore.
Io pubblico qui alcune pagine, tra le molte che scrissi, di questi canti, e tutte prima dei venti anni, in quell’età travagliata da una tristezza irragionevole, incomprensibile, nata forse dallo sforzo che noi facciamo di prevenire la vita e che io chiamerei quasi una vanità del dolore. La cosa si rivela da sè, e la credo una superflua giustificazione.
E tolga il cielo che io mi voglia erigere a maestro di una forma quasi nuova di lettera-