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vi | i. u. tarchetti. |
E l’arte, che per lui non fu mai vanità, egli non seppe nè volle mutar giammai in facile mezzo di lucro o di guadagno. L’arte per Tarchetti fu necessità, fu bisogno. — Chi, se pur egli lo avesse voluto, chi gli avrebbe tolto di condurre una vita, se non agiata, almeno tranquilla? Ma dentro al petto gli ruggiva insistente il suo terribile dimonio ed ei non seppe, nè potè resistere a’ balzi ed a gli urti continui del suo core d’artista. In milizia fino a’ ventisei anni, corse da un capo all’altro l’Italia e si doleva come uno schiavo che ha incatenati i polsi e imbavagliata la bocca. «A ventidue anni, con tante belle idee nel capo, con tanti affetti nel cuore doversi seppellire tra le mura di un uffizio e contemplare il sole di maggio attraverso le gretole di una persiana! L’infimo degl’insetti, che ronza nella mia camera, l’infimo uccello che canta in un piccolo giardino del cortile sono infinitamente di me più felici; essi vengono, vanno, vedono il sole, con-