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capitolo iv. | 33 |
mia povera madre,1 cieca affatto com’è, io darò a credere che parto per occupare un officio nella casa d’un nobile. In questo modo avrò anche il suo consenso. Voi dunque in presenza di lei vi studierete di tenere un linguaggio formale e sostenuto, come veniste per un messaggio da Samurai: e così farete che la mamma se n’abbia a rallegrar tutta.»
Qui la fanciulla volse da una parte gli occhi bagnati di lacrime; e l’altro, sentendo pur compassione di quel cuore afflitto, col tuono di chi confonde le parole con un riso forzato, continuò:
«Orsù, non istate a pensare a malinconie. È questo il caso di ripe-
- ↑ Così chiama la suocera della supposta sorella.
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