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capitolo xv. 147

na! Si vuol bene anche alla verga con cui siamo stati battuti da piccoli. Immaginate quel che devo sentir io per un padre e per una madre, che non m’hanno toccata mai con un dito, altro che per farmi un mondo di carezze. Dopo loro, chi parimente non ho dimenticato è quel mio fratello di latte che ora è venuto a prendermi. Sebbene oggi non abbia più presenti alla memoria le sue fattezze, come parente e amico dell’infanzia che m’è, non so dirvi quanto mi piacerebbe di rivederlo. Ma egli mi crede ai servigi di una principessa: e quand’anche io non mi lasciassi vedere in quest’acconciatura di capelli e di panni, tanto vistosa quanto spregevole, egli mi leggerebbe negli occhi la causa del mio tormento di cuore.»