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capitolo xiii. 127

inaspettato che ho grande ansietà di conoscere.»

«Eh! mio signore, se non mi fossi rifatta da un pezzo in su, non vi sarebbe riescito d’intender nulla. Misavo dunque, vedendo che quell’accatto fruttava una miscea, senza consultare nessuno di noi, un giorno che mio marito ed io eravamo fuori di casa, fuggì con Tocuvacaja, proprietario di questo ritrovo di Scima-no-ucci, a cui si era venduta come attrice per cento riô: e nel partire nascose entro una scatola in forma di cane, che serviva di balocco a Cojosci, quella somma e una lettera. Quando si venne in chiaro di tutto questo, in casa fu un inferno. Mio marito incominciò a sbuffare come un indemoniato: — Che madre o non madre ammalata! Misavo è la nipote di mia