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il cuore a quella buona fanciulla di vederci caduti in tanta miseria, e con un pretesto, uscendo ogni giorno in compagnia della mia bambina, si recava sul prato della Rotonda meridionale; e là, incominciando così una vita di funesta leggerezza, accattava per noi.»

Qui mentre Ofana si rasciugava le lagrime, Sachicci con atto di meraviglia le domandò: «Quella bambina dunque, che allora dava una mano a Misavo nella sua questua, è quella stessa Ojosci che in questi ultimi tempi ho sentita esercitarsi a sonar la chitarra? Quand’è così, mi par certo che allora si chiamasse Cojosci: ma s’è fatta così grande in tanto poco tempo, che non l’avrei riconosciuta alle mille. Me ne rallegro davvero. Ma veniamo una volta a questo caso