come’ è di ragione fra veri parenti, la sorte di una sorella ridotta sul lastrico, mi veggo un giorno arrivare da Camacura fino alla provincia di Jamato, in compagnia di un uomo, questa Comaz, che allora si chiamava Misavo, e poteva avere quattordici anni. Mi consegnò questa una lettera, in cui la madre, per quanto mi sapesse una buona a nulla, si raccomandava che, dopo aver compita l’educazione della fanciulla, cercassi di collocarla in officio nella casa di un nobile. In quel tempo maestro Tofei col suo mestiere di portantino guadagnava a stento per sè e per la famiglia tanto da vivere una magra vita in una poverissima casa. Sopravvenuta per giunta alla mia suocera una lunga malattia d’occhi, che le tolse affatto la vista, non resse più