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capitolo xiii. 123

tera che ho ricevuta poc’anzi, dandomi un cenno di non so qual caso inaspettato che è sopraggiunto, dice di avere urgentissimo bisogno di parlarmi: siccome però scrive quasi, unicamente per domandarmi questo colloquio, io perdo il tempo a stillarmi il cervello per indovinare di che si tratti.»

Così Ofana invitata a parlare, disse piagnucolando: «Se fino ad oggi abbiamo creduto di dover tenere nascosto anche a voi quanto sono per dirvi, non vi farete alcuna meraviglia ripensando che, in presenza della gente, io finora ho trattato come un’estranea, ed ho chiamato semplicemente Comaz colei che, per esser figlia di mia sorella, naturalmente è mia nipote viva e vera, come io sono sua vera zia. Il marito di questa mia sorella, es-