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todo si poteva ottenere l’abbozzo di un oggetto senza indicare alcun dettaglio intorno al migliore e più vantaggioso modo di procedere. Il solo certo calcolo della materia che può produrlo è contenuto nel primo volume del giornale del Reale Istituto alla pag. 170, da cui appare che l’idea fu originariamente concepita dal sig. Wedgwood, e che una numerosa serie di esperimenti si fecero tanto da lui, che dal sig. Humphry Davy, i quali terminarono coll’abbandonarlo. Mi prenderò la libertà di citare pochi passaggi di questa memoria.

«La copia del dipinto immediatamente dopo di essere formata bisogna tenerla in un luogo oscuro. Essa deve essere veduta all’ombra; ma in questo caso l’esposizione sarà solo per pochi minuti. Nissuno dei tentativi fatti, onde prevenire che le parti non colorate siano intaccate dalla luce, ebbe finora alcun successo. Esse furono coperte da una leggiere, e bella vernice, ma questa non aveva distrutta la loro suscettibilità di divenir colorate. Quando i raggi solari sono passati fra un disegno e gettati sul foglio preparato, le parti non ombreggiate sono lievemente copiate; ma i lumi trasmessi sulle parti ombreggiate sono di raro così decisi per formare una distinta rassomiglianza loro, col produrre differenti intensità di colori.

Le immagini formate col mezzo della camera oscura sono state trovate troppo deboli onde produrre in qualche moderato tempo un effetto sul nitrato d’argento. Il copiare queste immagini fu il primo oggetto del Sig. Wedgwood; ma tutti i suoi diversi esperimenti ebbero un esito sfortunato.