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una forte tendenza all’esercizio di Stato e ciò perchè le ferrovie si vogliono far servire a tanti scopi, cui non si presterebbe l’industriale privato, il quale si preoccupa soltanto, ed è naturale, del proprio tornaconto. Così, per esempio, lo Stato ha interesse che si favorisca con opportune riduzioni ferroviarie l’emigrazione temporanea od anche quella per l’estero, allo scopo di contribuire all’equiparazione dei salari col facile spostamento della mano d’opera, o di trovare un rimedio al fenomeno della disoccupazione, come pure vuole favorire la spedizione all’estero di merci o derrate esuberantemente prodotte in paese, far sorgere industrie nuove, combattere la concorrenza straniera, attirare merce estera ai porti nazionali e via discorrendo. Ora tutto ciò può farlo se dispone liberamente delle ferrovie e non esistono interessi privati che potrebbero contrastare i suoi fini. Ecco perchè l’esercizio di Stato si diffonde sempre più.
Naturalmente esso presenta gravi pericoli, inquantochè per favore politico si possono concedere ribassi non necessari o esagerare nelle comodità offerte ai viaggiatori e nelle facilitazioni accordate a fabbricanti ed industriali, facendone ricadere l’onere sui contribuenti; come pure è assai facile per l’esercizio di Stato cadere in un eccesso di spese di amministrazione per esuberanza di uffici e di impieghi, portando ancora un aggravio al bilancio della Nazione. Ma questo è il male che in ogni cosa umana si contrappone sempre al bene. L’ideale da raggiungere è quello di far sì che lo Stato si serva delle ferrovie per i fini utili al governo, per promuovere la ricchezza, per risolvere i problemi sociali, senza cadere negl’inconvenienti che abbiamo innanzi enumerato.
Ma ciò si potrà ottenere se l’opinione pubblica, esercitando un continuo controllo su questo come sugli altri rami dell’amministrazione dello Stato, saprà evitare ch’esso degeneri.