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denza delle ferrovie a dentiera e allora si rinuncia alla locomotiva e si fanno delle ferrovie funicolari, le quali non hanno della ferrovia che il solo binario, destinato a far da guida dei veicoli in moto, più che a costituire una vera e propria strada. Come lo dice lo stesso nome, in questo sistema il veicolo è tirato in su alla salita e trattenuto alla discesa da una grossa fune metallica, che è posta in moto da una macchina fissa. Di solito la fune è unica e i suoi due capi son collegati uno alla vettura ascendente e l’altro alla vettura discendente. Il movimento delle due vetture avviene contemporaneamente e al mezzo della linea il binario è raddoppiato perchè le vetture possano scansarsi.

Quello che occorre in queste linee è un mezzo potente e sicuro di frenamento, che agisca nel caso, per verità assai difficile a verificarsi, ma che va sempre preveduto, della rottura della fune. I tipi di freno che vengono adottati sono a funzionamento automatico, entrano cioè in azione non appena la fune si allenta, e consistono in sorta di tenaglie applicate ai longheroni della vettura, che si serrano fortemente contro le rotaie. La garanzia offerta da questi freni è pressochè assoluta e non si ricorda alcun serio accidente avvenuto in seguito alla rottura della fune di trazione.

Per le ferrovie funicolari non esiste alcun limite di pendenza; se occorre si va sino alla verticale e allora la ferrovia si trasforma in un grande ascensore.

La Svizzera è piena di ferrovie funicolari e molte ve ne sono anche in Italia. Il loro impiego permette di risolvere assai convenientemente difficili problemi di comunicazione. Chi non ha inteso parlare della funicolare del Vesuvio, distrutta più volte dalle eruzioni, che permette di giungere a pochi metri del cratere del vulcano, di quella che da Como mena al colle di Brunate o delle altre che portano da Varese al Sacro Monte e al Monte delle Tre Croci?

Restando sempre nel campo delle funicolari, ri-