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Fu l’italiano Sobrero di Torino che nel 1847 scoprì l’esplosivo detto nitroglicerina, dal quale lo svedese Nobel trasse nel 1862 la dinamite. La forza esplosiva della dinamite è sette volte più grande di quella della polvere; si comprende perciò quale grande vantaggio vi sia ad adoperarla.

Ma nella esecuzione delle gallerie la maggior parte del tempo si spende per la preparazione dei fori di mina. Nacque, quindi, spontaneo il pensiero di ricorrere per questo lavoro all’impiego di macchine che lo rendessero più celere e meno costoso, in confronto della perforazione a mano. A due ingegneri italiani, il milanese Piatti e il torinese Gennaro Sommeiller, si deve l’invenzione della perforatrice, mossa dall’aria compressa, che fu per la prima volta (1861) utilizzata nella galleria del Cenisio. Si calcolava che eseguendo il lavoro a mano, la perforazione della galleria, lunga più di 12.000 metri, sarebbe durata non meno di 25 anni; impiegando la perforatrice bastarono soltanto 12 anni e mezzo, cioè esattamente la metà del tempo previsto. Si è constatato in seguito che la perforazione meccanica permette di raggiungere una celerità tripla ed anche quadrupla del lavoro a mano.

La galleria del Cenisio, detta anche, e più esattamente, del Frejus, perchè attraversa il colle dello stesso nome, restando fra Bardonecchia e Modane, fu aperta all’esercizio il 17 settembre 1871 e fu giustamente proclamata in Parlamento “la più grande opera dei tempi moderni„, chè a quell’epoca tale era senza alcun dubbio.

La buona riuscita di questo primo grande traforo alpino incoraggiò a costruirne subito degli altri e infatti poco dopo l’apertura del Cenisio, cioè il 13 settembre 1872, si iniziavano i lavori della galleria del S. Gottardo, che, pur trovandosi completamente su territorio svizzero, fu costruita col concorso dei governi italiano e germanico.

Mentre il traforo del Cenisio serviva a porre in