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ed il fisico Arago sentenziò che la salute dei viaggiatori avrebbe molto sofferto, specialmente al passaggio delle gallerie. Il piccolo tronco da S. Stefano a Lione e poi quello da Parigi a S. Germano furono costruiti dal 1828 al 1833, senza che le autorità vi annettessero importanza soverchia.

Anche il Belgio ebbe la sua prima ferrovia nel 1835 e in Italia il primo tronco ferroviario fu quello di otto chilometri da Napoli a Portici, inaugurato nel 1844. Seguì la Milano-Monza nel 1846.

Dopo questi difficili inizii, cominciò l’era delle grandi costruzioni ferroviarie. Noi non possiamo seguire queste vicende per tutti i paesi, ma ci fermeremo brevemente all’Italia, anche per mostrare quanto vantaggio trasse la patria nostra dalla diffusione delle strade ferrate.

Abbiam visto che il primo tronco ferroviario fu costruito presso Napoli, ma si trattò di un tronco di poca importanza, al quale non ne tennero dietro altri se non dopo che le vicende politiche vi produssero un mutamento di governo. Era l’epoca in cui fervevano le aspirazioni per condurre la patria ad unità, ed i diversi governi temevano — nè, certo, s’ingannavano — che, favorendo le comunicazioni, avrebbero affrettato la loro rovina.

Fece eccezione a questo atteggiamento dei governi dispotici di allora il Regno Sardo che, aspirando a raccogliere le sparse membra d’Italia in un corpo solo governato a libertà, vedeva nelle ferrovie il migliore incentivo al raggiungimento del nobile scopo. Il ministro Cavour, anzi, concepì un vasto piano di costruzioni ferroviarie. La libertà non si sarebbe conquistata senza la guerra, e le ferrovie, giustamente pensava il Cavour, sono il più formidabile strumento di battaglia. Naturalmente egli non poteva agire che nel piccolo Piemonte, ma nel programma ch’egli stese fin dal 1846, comprese le comunicazioni di tutta Italia, essendogli sembrato che dove non poteva giungere l’azione diretta sarebbe giunta l’opera diplomatica.