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92 DEGLI ANNALI

era di Nerone, strusse interamente. Un tremuoto in Terra di Lavoro rovinò gran parte di Pompeia, terra grossa. Morì Lella vergine di Vesta, e fu rifatta Ccrnelia Cossa,

XXIII. Nel consolato di Memmio Regolo e Verginio Rufo, Nerone d’una figliuola natagli di Poppea nella colonia d’Anzio, ove egli fu generato, fece sopr’umana allegrezza: lei e la madre chiamò Auguste. Il senato, che già il vèntre aveva raccomandato agl’Iddii, e fatto gran voti e preghi, li soddisfece moltiplicati: aggiunse pricissioni; ordinò tempio alla Fecondità; la festa d’Azio; in Campidoglio nel trono del tempio di Giove statua d’oro alle Fortune, e in Anzio la festa Circense per casa Claudia e Domizia, come in Boville più casa Giulia. Nel quarto mese la creatura morì e tutto andò in fumo: nondimeno l’adulazione rimise il tallo: e volevane farla Iddia, sagrarle tempio, letto e sacerdoti. Egli ne feo e nell’allegrezza e nel dolore, le pazzie. Notossi che quando poco dopo il parto tutto il senato correva ad Anzio, Trasea, che non vi fu lasciato andare^ per tale affronto (messaggio di mala morte) non si cambiò, Cesare poi dicono che disse a Seneca, che la collora con Trasea gli era passata; e Seneca con Cesare se ne rallegró; e gloria e pericoli ne cresceano a questi eccellenti.

XXIV. Entrando primavera, vennero ambasciadori de’ Parti, con lettere di Vologese, superbe al solito: „Che non volevano più trattare delle antiche pretensioni sopra l’Armenia, tante volte cimentate, poichè gl’Iddii, arbitri di tutte le potenze, ne avevano dato il possesso a’ Parti, non senza onta romana. Dall’averne lasciati andar salvi, Tigrane, che era