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LIBRO DECIMOSESTO 91

da’ peccati altrui. La tirannia degli avvocati generò la legge Cincia; le pratiche de’ candidati, le Giulie; l’avarizia de’ magistrati, le Calpurnie; perchè la colpa va innanzi alla pena, il peccare all’ammenda. Pigliamo adunque alla nuora superbia de’ vassalli rimedio degno della fede e saldezza romana: siano essi più che mai difesi: ma il sindacar chi gli ha governati, stea a nói cittadini, non ad alcun di loro„.

XXI. „Già si mandava loro, oltre al Pretore o Consolo, Visitatori, che referendo, come ciaschedun si portasse, tenevano i popoli in cervello. Oggi noi osserviamo i vassalli, e gli aduliamo; e a cui essi vogliono, corriamo a render grazie del ben servito o a dare accuse. Concedasi loro, e mostrino in tal modo la lor potenza; ma le laudi false, o con preghi accattate, raffreninsi, non meno che la malvagità e la crudeltà. Più spesso si pecca per non fior male; anzi odiamo alcune virtù: severità costante, animo disprezzante i favori. Onde noi siamo migliori nel principio dei nostri magistrati che nel fine, quando ci andiamo raccomandando, come fa chi li chiede»Le quali cose levandosi, saranno le province rette con più giustizia e reputazione; e perchè, si come la paura della legge del maltolto frenò l’avarizia, così si leveranno le pratiche col proibire ringraziamenti„.

XXII. Celebrarono tutti questa sentenza; ma non se ne fece partito; dicendo i Consoli, che ella non s’era proposta. Fecesi poi per ordine del principe, che ne’ consigli delle province ninno proponesse di ringraziare del ben servito chi tornasse di reggimento, nè ne venisse ambasceria. Sotto questi Consoli un folgore arse le Terme; e la statua, che vi